Come era prevedibile, ci ritroviamo ad inizio febbraio ancora nel pieno dell’epidemia, con inevitabili riflessi sull’economia in (quasi) tutti i settori produttivi e commerciali. Le aziende affannano e soprattutto non hanno ancora certezze sui tempi di una ripresa a pieno regime. Dinanzi ad uno scenario tutt’altro che rassicurante, le aziende cercano, con il fai da te, di resistere, tentando, quanto meno, di coprire i costi di gestione e non accumulare altri debiti. In effetti, spesso, si ritrovano nella difficile situazione in cui hanno esigenza di avere strutture funzionanti, aperte, operative ma lungi dall’avere un pieno regime che consenta la piena occupazione del personale dipendente. Cosa fare in tali circostanze? Laddove possibile, diventa importante riuscire a formare e riqualificare la propria struttura. L’azienda potrebbe cogliere questo momento di sofferenza ed impiegare i propri dipendenti, non ancora impegnati a ritmo incalzante nel pieno dell’attività aziendale, in corsi di formazione. In tal modo si raggiunge un duplice risultato: avere un personale più qualificato e pronto ad intercettare la ripresa nei mesi o anni futuri, e contenere il costo del lavoro, essendo le ore di formazione, in cui i dipendenti saranno impegnati, nella maggior parte dei casi, a carico, parziale o totale, dello stato. Focalizziamo l’attenzione su tre tipologie di interven
ti che, per quanto abbiano nature diverse, hanno le finalità precedentemente annunciate: Formazione 4.0, Fondo Nuove Competenze, Fondi Interprofessionali.
FORMAZIONE 4.0
Concerne la formazione del personale nell’ambito dell’innovazione tecnologica e digitale. Non tragga in inganno la precedente espressione, in quanto l’avanzamento tecnologico investe la totalità delle aziende e dei settori, e di fatto non vi è alcun ambiente di lavoro che ne resti escluso. Pertanto, le aziende in qualunque contesto operino, sull’intero territorio nazionale, possono avvalersi di questo strumento. L’intervento statale consiste nel riconoscimento di un credito d’imposta, che può arrivare fino al 50% del costo del lavoro sostenuto, per le ore di formazione effettuate (retribuzione e contributi), e che potrà essere utilizzato, una volta certificato da un organo abilitato, subito dopo aver sostenuto le spese necessarie alla formazione e ammesse dalla normativa.
FONDO NUOVE COMPETENZE
Avviato nel2020 e rilanciato nel 2021, è la vera novità normativa di questo periodo. Questa misura nasce con lo specifico intento di sostituire, all’interno delle aziende, gli ammortizzatori sociali (cigo, fis, cigd), ritenuti a giusta ragione passivi (lontananza dal posto di lavoro, indennizzo parziale degli stipendi, riflessi psicologici negativi), con un programma definito di formazione, finalizzato a migliorare o acquisire nuove competenze. Il numero massimo di ore di formazione è di 250 per ciascun lavoratore. La domanda, previo accordo sindacale aziendale, andrà presentata all’ ANPAL che in tempi rapidi ne delibererà l’approvazione. In questa procedura sarà l’intero costo del personale impegnato in formazione ad essere rimborsato, stavolta, però, non sotto forma di credito d’imposta, ma tramite un vero e proprio contributo finanziario, il cui 70% sarà erogato dall’Inps, addirittura con un’anticipazione, contestualmente all’approvazione dell’istanza; il saldo dopo la fine della fase formativa.
FONDI INTERPROFESSIONALI
Trattasi di uno strumento che, per quanto datato, non è mai stato adeguatamente utilizzato dalle aziende. Sono risorse che l’Inps mette a disposizione di determinati Enti, per offrire formazione di svariato tipo alle aziende, a volte anche per la cosiddetta formazione obbligatoria, ovvero quella attinente alla sicurezza sul posto di lavoro e che spesso si tramuta in costi aggiuntivi, non trascurabili, per le già martoriate imprese italiane. Sono fondi che vengono finanziati con i contributi che le aziende versano mensilmente all’Inps e che, a sua volta, l’Istituto mette a disposizione di Enti con l’unica finalità di offrire formazione. È sufficiente per l’azienda selezionare un qualunque Fondo nel proprio cassetto previdenziale e presentare il progetto più in linea con il proprio fabbisogno formativo. Il Fondo, approvato il progetto, erogherà le somme richieste a fine corsi. Al termine di questa brevissima (e sicuramente insufficiente) sintesi degli strumenti in questione, preme solo sottolineare che gli stessi vanno considerati delle opportunità da cogliere in termini di riqualificazione del personale e non come strumenti speculativi, per quanto i valori in campo sono assolutamente di tutto rispetto. In ogni caso, resta indispensabile la presenza di DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) regolare, segno evidente che l’indirizzo primario è di privilegiare le aziende in regola con il pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali.
Dott. Antonio Sbrescia
Come era prevedibile, ci ritroviamo ad inizio febbraio ancora nel pieno dell’epidemia, con inevitabili riflessi sull’economia in (quasi) tutti i settori produttivi e commerciali. Le aziende affannano e soprattutto non hanno ancora certezze sui tempi di una ripresa a pieno regime. Dinanzi ad uno scenario tutt’altro che rassicurante, le aziende cercano, con il fai da te, di resistere, tentando, quanto meno, di coprire i costi di gestione e non accumulare altri debiti. In effetti, spesso, si ritrovano nella difficile situazione in cui hanno esigenza di avere strutture funzionanti, aperte, operative ma lungi dall’avere un pieno regime che consenta la piena occupazione del personale dipendente. Cosa fare in tali circostanze? Laddove possibile, diventa importante riuscire a formare e riqualificare la propria struttura. L’azienda potrebbe cogliere questo momento di sofferenza ed impiegare i propri dipendenti, non ancora impegnati a ritmo incalzante nel pieno dell’attività aziendale, in corsi di formazione. In tal modo si raggiunge un duplice risultato: avere un personale più qualificato e pronto ad intercettare la ripresa nei mesi o anni futuri, e contenere il costo del lavoro, essendo le ore di formazione, in cui i dipendenti saranno impegnati, nella maggior parte dei casi, a carico, parziale o totale, dello stato. Focalizziamo l’attenzione su tre tipologie di interven
ti che, per quanto abbiano nature diverse, hanno le finalità precedentemente annunciate: Formazione 4.0, Fondo Nuove Competenze, Fondi Interprofessionali.
FORMAZIONE 4.0
Concerne la formazione del personale nell’ambito dell’innovazione tecnologica e digitale. Non tragga in inganno la precedente espressione, in quanto l’avanzamento tecnologico investe la totalità delle aziende e dei settori, e di fatto non vi è alcun ambiente di lavoro che ne resti escluso. Pertanto, le aziende in qualunque contesto operino, sull’intero territorio nazionale, possono avvalersi di questo strumento. L’intervento statale consiste nel riconoscimento di un credito d’imposta, che può arrivare fino al 50% del costo del lavoro sostenuto, per le ore di formazione effettuate (retribuzione e contributi), e che potrà essere utilizzato, una volta certificato da un organo abilitato, subito dopo aver sostenuto le spese necessarie alla formazione e ammesse dalla normativa.
FONDO NUOVE COMPETENZE
Avviato nel2020 e rilanciato nel 2021, è la vera novità normativa di questo periodo. Questa misura nasce con lo specifico intento di sostituire, all’interno delle aziende, gli ammortizzatori sociali (cigo, fis, cigd), ritenuti a giusta ragione passivi (lontananza dal posto di lavoro, indennizzo parziale degli stipendi, riflessi psicologici negativi), con un programma definito di formazione, finalizzato a migliorare o acquisire nuove competenze. Il numero massimo di ore di formazione è di 250 per ciascun lavoratore. La domanda, previo accordo sindacale aziendale, andrà presentata all’ ANPAL che in tempi rapidi ne delibererà l’approvazione. In questa procedura sarà l’intero costo del personale impegnato in formazione ad essere rimborsato, stavolta, però, non sotto forma di credito d’imposta, ma tramite un vero e proprio contributo finanziario, il cui 70% sarà erogato dall’Inps, addirittura con un’anticipazione, contestualmente all’approvazione dell’istanza; il saldo dopo la fine della fase formativa.
FONDI INTERPROFESSIONALI
Trattasi di uno strumento che, per quanto datato, non è mai stato adeguatamente utilizzato dalle aziende. Sono risorse che l’Inps mette a disposizione di determinati Enti, per offrire formazione di svariato tipo alle aziende, a volte anche per la cosiddetta formazione obbligatoria, ovvero quella attinente alla sicurezza sul posto di lavoro e che spesso si tramuta in costi aggiuntivi, non trascurabili, per le già martoriate imprese italiane. Sono fondi che vengono finanziati con i contributi che le aziende versano mensilmente all’Inps e che, a sua volta, l’Istituto mette a disposizione di Enti con l’unica finalità di offrire formazione. È sufficiente per l’azienda selezionare un qualunque Fondo nel proprio cassetto previdenziale e presentare il progetto più in linea con il proprio fabbisogno formativo. Il Fondo, approvato il progetto, erogherà le somme richieste a fine corsi. Al termine di questa brevissima (e sicuramente insufficiente) sintesi degli strumenti in questione, preme solo sottolineare che gli stessi vanno considerati delle opportunità da cogliere in termini di riqualificazione del personale e non come strumenti speculativi, per quanto i valori in campo sono assolutamente di tutto rispetto. In ogni caso, resta indispensabile la presenza di DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) regolare, segno evidente che l’indirizzo primario è di privilegiare le aziende in regola con il pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali.
Dott. Antonio Sbrescia